Un giovane motociclista salvato dall’arbitro. È accaduto sabato 25 maggio in provincia di Lucca, quando Antonio Murgia, associato di origini sarde cresciuto nella Sezione AIA di Tortolì e da diversi anni appartenente alla Sezione di Pisa, si stava recando insieme agli assistenti arbitrali Marco Argiolas e Stefano Dore verso il Comunale di Vorno (LU) per dirigere il Play-Off di Terza Categoria girone B tra la squadra locale e la Folgore Segromigno.
Lungo il tragitto si sono imbattuti in un motociclista a terra esanime dopo un incidente con un’autovettura. Così Murgia, senza pensarci un attimo, è sceso dalla macchina e ha letteralmente salvato la vita al giovane praticandogli un massaggio cardiaco. Nel frattempo, i due assistenti hanno avvisato il ‘Pronto AIA’ che sarebbero arrivati in ritardo al campo sportivo.
Abbiamo chiesto al protagonista se si sentisse pronto a condividere questa esperienza che la terna arbitrale non aveva certo previsto nel suo briefing pre-gara ma non per questo si è fatta trovare impreparata grazie alla freddezza dell’arbitro originario di Girasole (NU).
Antonio, prima di tutto congratulazioni. Vi siete resi conto immediatamente della gravità della situazione? “Mancava all’incirca un quarto d’ora all’arrivo al campo e, giunti in prossimità di un incidente, ci siamo accorti che vi era una persona a terra. Sono sceso immediatamente dalla macchina e non potevo non rendermi conto subito della situazione. Il motociclista non respirava e non si muoveva. Vi era un versamento di sangue dal casco, semidistrutto. La moto stessa era distrutta e non vi erano defibrillatori nelle vicinanze, così ho deciso di praticargli un massaggio cardiaco, aprendogli la tuta”.
Quindi hai fatto tutto da solo? “Sì. Ovviamente ho chiamato il 118 rimanendo sempre in contatto con i medici. Una volta giunta l’ambulanza della Misericordia ho lasciato il ragazzo, che nel frattempo si era un po’ ristabilito, nelle mani del medico. Lo abbiamo ripreso per i capelli”.
Cosa avete provato in quei momenti? “Siamo rimasti emotivamente scossi dalla scena che ci siamo trovati di fronte. È difficile spiegare a parole la situazione nella quale ci siamo imbattuti. Una volta che ci siamo assicurati che la situazione si fosse normalizzata abbiamo proseguito per la nostra strada, andando a fare il nostro lavoro di arbitri”.
Qual è stata la reazione dei dirigenti delle due squadre al vostro arrivo al campo? “Uno dei dirigenti della squadra di casa è Stefano Bianchi ed è il fratello di Riccardo Bianchi, ex assistente della CAN A e attuale Componente del CRA Toscana. Perciò sapeva già tutto e ci ha dato la possibilità di fare il sopralluogo sul terreno di gioco e il riscaldamento senza alcuna fretta. Anche dalla squadra ospite abbiamo ricevuto la massima collaborazione. Alla fine abbiamo iniziato la partita quasi in orario, con soli venti minuti di ritardo”.
Come è stato scendere in campo dopo un’esperienza simile? “Sono arrivato alla gara con la testa sgombra. Fortunatamente ero riuscito a mettere da parte ciò che era accaduto, anche grazie ai miei colleghi che mi hanno rincuorato. Ci siamo detti ‘cerchiamo di farla nel miglior modo possibile’ ed è venuta fuori una bellissima partita. Nonostante tutto ci siamo divertiti”.
Il tuo intervento è stato provvidenziale. Come avevi appreso determinate competenze? “Ho fatto parte degli operatori del 118 a Pisa per diverso tempo. Essendo un soccorritore di secondo livello ho avuto modo di imparare come agire prontamente in queste circostanze. Al di là di quell’ambito non mi era mai successo di dover intervenire ma sono riuscito a mettere in pratica gli insegnamenti ricevuti. Ho avuto sicuramente lucidità e sangue freddo e mi ha aiutato tantissimo anche il fatto di essere un Sottoufficiale di Marina”.
Come riesci a conciliare tutte queste attività? “Sono arbitro di calcio dal 1992. Nel frattempo mi sono arruolato all’età di 19 anni e sono ancora in servizio. Ovviamente ad un certo punto ho dovuto fare una scelta tra la possibilità di arrivare ad arbitrare ad alti livelli ed il mio lavoro. Ho scelto di dedicare la mia vita alla forza armata ma non ho mai trascurato l’attività arbitrale. Arbitro di calcio, Sottufficiale di Marina e soccorritore sono attività correlate: richiedono esperienza, serietà e preparazione sotto tutti i punti di vista”.
Cosa ti dà la forza per continuare ad arbitrare? “Ancora oggi, all’età di 47 anni, continuo a correre e mi alleno tre volte a settimana più la partita. O meglio, le partite: quando c’è bisogno scendo in campo sia il sabato che la domenica. Arbitro qualsiasi gara dal settore giovanile alla Seconda Categoria, sarebbe bello fare l’esordio in Prima!”.
Ad Antonio Murgia vanno le più vive congratulazioni da parte del Presidente dell’AIA Carlo Pacifici, del Comitato Nazionale dell’AIA, del Presidente del CRA Toscana Tiziano Reni e di tutti gli associati.
(aut. Tribunale di Roma n. 499 del 01/09/1989