Nel pomeriggio di lunedì, 22 novembre 2021, presso la palestra del Seminario Maggiore Interdiocesano “Santa Caterina” di Pisa, il calcio, nella fattispecie quello a 5, si è fatto, ancora una volta, metafora della vita, secondo la fortunata massima di Jean Paul Sartre, diventando momento di incontro e interscambio tra studenti “under 17” tesserati per la Società ”Scintilla 1945” con l’integrazione di alcuni studenti del Liceo scientifico paritario “S. Caterina” e i detenuti della Casa circondariale “Don Bosco”.

La partita rientra nel più vasto progetto “ Lo Sport Abbatte i Muri” – “evasioni” sportive, promosso dal Comitato provinciale pisano dell’A.N.S.Me.S. (Associazione Nazionale Stelle, Palme e Collari d’Oro al Merito Sportivo del CONI e del CIP), presieduto dal collega Arbitro Benemerito Michele D’Alascio.

All’importante iniziativa erano presenti, oltre a moltissimi studenti pisani, il Presidente della Sezione Arbitri “R. Gianni” di Pisa Maurizio Sisia, il Delegato provinciale F.I.G.C. Franco Marini, il Presidente del Comitato provinciale del C.S.I. Alfonso Nardella, i Rappresentanti dell’Ufficio Scolastico Provinciale Prof.sse Valeria Raglianti e Carmen Ledda, la Dr.ssa Liberata Di Lorenzo Capo Area Pedagogica e la Dr.ssa Alessandra Truscello Funzionario Giuridico Pedagogico della Casa Circondariale, la Dirigente scolastica dell’Istituto “S. Caterina” Roberta Cesaretti, molti Soci “Stellati” del Comitato pisano ANSMeS, il Dr. Salvatore Sica Psicologico esperto in relazioni dinamiche complesse.

Il Progetto è stato patrocinato dal  Comune di Pisa e dal Comitato per le pari opportunità dell’Ordine degli avvocati di Pisa e si avvalso del contributo del  Gruppo Donatori Sangue “FRATRES”. Il calcio di inizio della partita è stato effettuato dall’Arcivescovo di Pisa Mons. Giovanni Paolo Benotto, che ha dato inizio ad una partita ad alta valenza emozionale, in cui i detenuti si sono dimostrati molto coinvolti ed entusiasti, non soltanto per la sensazione di libertà psicologica e fisica provata ma, ed è questo il focus del progetto, per il senso effettivo di reintegrazione nel sociale, che non appare scontato alle loro menti.

 

Ebbene, io ho avuto la fortuna di essere designato per dirigere questa gara e sono stato il testimone di questa esperienza vissuta da ragazzi e detenuti. Ho notato la forte partecipazione di questi ultimi, quasi si trovassero a disputare “i mondiali” e il gesto accorato del loro attaccante che, levandosi la maglia celebrativa dell’evento, fornita per l’occasione, dopo avere segnato un goal, ha mostrato quella di appartenenza ad una squadra della serie “A” marocchina, in cui giocava in passato.

Ho avuto modo di riscontrare come le regole siano state sempre pienamente rispettate tanto da avere fischiato un solo fallo e non avere ammonito nessuno. Tutti hanno accettato le decisioni senza alcuna protesta. Elemento significativo quest’ultimo, soprattutto dopo gli ultimi episodi di violenza contro la categoria, che dal 2018, in particolare, sembrano aumentare di anno in anno. Recente la riflessione del nostro Presidente dell’A.I.A., Alfredo Trentalange, che ha evidenziato quanto la figura dell’Arbitro sia rappresentativa della legalità sul campo sportivo e quanto sia importante tutelarla con sanzioni ad hoc.

Proprio la figura dell’Arbitro è stata complice fondamentale del livellamento tra ragazzi e detenuti: della crescita morale dei primi e del riscattato senso di appartenenza dei secondi ad una società benevola. Dopo la conclusione della partita che, a onor di cronaca, ha visto la meritata quanto inaspettata vittoria dei detenuti per cinque reti a tre, le due “squadre” hanno formato un unico gruppo di dialogo in cui gli studenti hanno regalato testi a tema legalità agli “avversari” ricevendo in cambio le loro storie, il racconto dei loro errori e l’invito a non commetterne a loro volta. L’evento, che mi ha visto involontario protagonista, merita sicuramente la massima attenzione ed anche il plauso per l’elevato significato culturale e la profonda valenza trattamentale.

Evento molto positivo sotto il profilo del consolidamento e lo sviluppo dei rapporti con la comunità esterna, nonché per il trattamento e la promozione della qualità della vita penitenziaria. Infine, l’iniziativa degli studenti di voler riaccompagnare i detenuti presso la Casa Circondariale, ha suggellato il successo del progetto e confermato che il calcio è ben lungi dall’essere un semplice Sport di squadra ma diventa spesso un territorio neutrale e privo di confini irti, dove apprendere i valori di umiltà, partecipazione e sacrificio o, se questi erano stati messi da parte, reiterarne il senso più profondo.