“Arli, riesci a liberarti dal lavoro dal 10 al 13 agosto? Ho già fatto il tuo nome per andare quattro giorni a Coverciano a fare l’accompagnatore della nazionale dell’Albania.”
Dal 10 al 13 agosto le nazionali U19 e U18 dell’Albania sono state ospiti nel Centro Tecnico Federale di Coverciano per radunare i calciatori e giocare un’amichevole con le rispettive nazionali dell’Italia. Il mio ruolo è stato quello di Team Liaison Officer, ovvero l’accompagnatore, il punto di riferimento delle due nazionali ospiti in merito a organizzazione logistica e problemi che potessero insorgere nel corso della permanenza, grazie anche al grande aiuto di Felice Giglio, organizzatore della FIGC.
Le squadre sono arrivate la mattina del 10 agosto all’aeroporto di Firenze, e da qui tutti si sono diretti a Coverciano. Ho subito conosciuto il Head of National Albanian Teams, Dritan Babamusta – ex giocatore della Prima Serie albanese e della nazionale maggiore – incredibile professionista, così come il Team Manager della nazionale U-19, Sajdi Gashi.
Arrivati al Centro Tecnico, siamo stati raggiunti dal Direttore Tecnico della Federazione albanese, Giancarlo Camolese – ex giocatore ed allenatore di Serie A. L’emozione si leggeva negli occhi di tutti, allenatori, fisioterapisti, accompagnatori, e soprattutto dei ragazzi.
Alle 17 tutti in campo. Gli allenatori, insieme al preparatore atletico Mark Dodaj, vi si recavano però con largo anticipo, in modo da far trovare tutto pronto per i calciatori: Armando Cungu – ex calciatore della Superliga albanese – della nazionale U19; Ardi Behari – ex calciatore della Superliga albanese – della nazionale U18; Ervin Bulku – ha militato nei massimi campionati albanese, ucraino, croato, azero, iraniano e nella nazionale albanese – qui con il ruolo di accompagnatore, ma di fatti allenatore della nazionale U17. Tutti personaggi di cui avevo sentito decantare le gesta, senza mai pensare di poterli conoscere di persona.
Ogni giorno c’era una doppia seduta di allenamento, in ottica della sfida con la rispettiva nazionale dell’Italia. Si svolgevano inoltre lezioni tecniche: ai calciatori venivano fatti vedere i video delle partite precedentemente giocate, grazie alle registrazioni del Video-Analist Fatjon Bardhi, in modo da fare nuove valutazioni e correggerne gli errori.
Già dal primo allenamento si percepiva l’emozione di star giocando nei campi dove fino a qualche settimana prima si era allenata l’Italia, campione degli Europei 2020. L’impegno e la dedizione di questi giovani calciatori, insieme alla loro semplicità e spontaneità, li rende persone meritevoli di raggiungere obiettivi sempre più alti.
La prima sera, nell’aula magna di Coverciano, Camolese ha parlato direttamente ai ragazzi: “Ci troviamo nel tempio del calcio italiano, qua si sono allenate e preparate tutte le nazionali dell’Italia. Ora qui ci siete voi, non siete qui per caso, sappiate che questo posto ve lo meritate. E come siete qui tutti insieme, lo dovete essere anche in campo, dovete lottare per chi avete accanto, fare uno scatto in più se il momento lo necessita.” Mi ricordo ogni parola, soprattutto perché il direttore tecnico si rivolgeva ai calciatori in italiano, ed io ho avuto l’onore di tradurre le sue parole in albanese per loro. Ha centrato il discorso sul fare gruppo, terminando con: “a calcio non si vince o si perde da soli, si vince o si perde da squadra.”
Il pomeriggio del 12 agosto si è svolta l’amichevole Italia U18-Albania U18: partita equilibrata che ha visto alla fine prevalere i padroni di casa per 1-0. La mattina seguente si è disputata la partita Italia U19-Albania U19, terminata sempre 1-0, non senza rimpianti per gli ospiti. Ho avuto la fortuna di assistere ad entrambe le partite da vicino: prima di entrambi i match, insieme al magazziniere Lusio Sina, ho preparato gli spogliatoi, disponendo le maglie dei calciatori nelle loro rispettive postazioni, e ho osservato da vicino il lavoro del medico, Dottor Mehmeti, e del fisioterapista Enis Malaj. È stata un’esperienza formativa anche dal punto di vista professionale, in ottica di una mia ipotetica futura specializzazione in Medicina dello Sport.
Ho vissuto anche io le emozioni dei giocatori e dello staff, stando in panchina con loro, sentendomi parte del gruppo, come se fossi a tutti gli effetti uno di loro, e soprattutto è stata un’emozione più unica che rara poter cantare l’inno della nazionale albanese ma anche quello della nazionale italiana.
Grazie. Faleminderit.